L’Italia al lavoro. Percorsi dal Novecento e oltre. Il lavoro come luogo per eccellenza di costruzione o perdita di identità” con gli interventi di Marcella Filippa (Direttore della Fondazione Vera Nocentini, Donne a Torino nel Novecento. Un secolo di storie), Valentina Ruscica (Dottoranda in scienze umanistiche, Lavoro, migrazioni interne, identità), Fiorenza Misale (Dottore di Ricerca in Ricerca Educativa e sociale,Lavoro e identità: il Teatro d’impresa), Gabriella Valera (Storica, Direttore del Centro).

La sintesi di Gabriella Valera

Il Dialogo e la Storia: èStoria
Nell’ambito di èStoria 2017, si è svolto il programmato incontro “L’Italia al lavoro” con gli interventi di Marcella Filippa, Fiorenza Misale, Valentina Ruscica e il mio personale intervento a coordinare e sviluppare le questioni che via via emergevano.

Sono stati 90 minuti di intenso dialogo, molto apprezzato dal pubblico, che si è fermato poi a colloquiare con le studiose; un dialogo che veniva da lontano, dalle loro diverse ricerche, dai loro incontri preparatori attraverso lo scambio delle lettere e delle idee, e che, radicandosi nel confronto pubblico, continuerà a dare frutti.

L’insieme ha avuto un particolare riscontro emozionale anche perché le argomentazioni sono state accompagnate dal fascino delle “storie”: storie di donne (e anche di uomini) storie ripensate dal vivo di esperienze personali, qualche volta, storie che hanno fatto e fanno i nostri modi di essere.

Il dialogo e la storia (le storie), gli spazi dei nostri incontri, del nostro renderci visibili gli uni agli altri: èStoria è questo e lo si percepisce in ogni singolo spazio che durante il Festival viene frequentato.

Storie di donne del Novecento: Relazioni, valori, identità
Marcella Filippa ha fatto riferimento al suo recente libro “Donne a Torino nel Novecento. Un secolo di storie”. Ha sottolineato come tanta parte della storia del lavoro particolarmente femminile sia stato causa di cambiamento sociale, umano, identitario, investendo il Nord e il Sud Italia; ha raccontato storie di migrazione “al contrario” ricordando la forza di donne emancipate che hanno saputo imporre la loro dignità; e nei processi di migrazione, emancipazione, femminilizzazione del lavoro la generale capacità di umanizzare, di cambiare lo stile delle relazioni sociali e quindi dei valori che queste impongono.

Perché, come io ritengo si debba finalmente riconoscere, è la qualità delle relazioni che fa i valori non l’imposizione di valori precostituiti a fare le relazioni. Perché valori e relazioni non entrino in reciproca contraddizione occorre una coscienza netta della qualità dei rapporti, una vigile presenza di fronte a sé e di fronte agli altri: questo significa identità, molto più che (pericolosamente) appartenenza e quindi dipendenza.

Emancipazione, libertà, progettualità: i problemi del mondo della scuola e delle migrazioni interne per mancanza di posti.
Emancipazione dunque come capacità trasformativa della realtà in cui ciascuno vive a partire da una considerazione “qualitativa” della esigenze e delle problematiche da affrontare.

Il tema è ritornato nelle relazioni di Valentina Ruscica e di Fiorenza Misale. La prima ha proposto dati e problematiche emergenti dalla sua ricerca sulla attuale “migrazione interna” di donne (soprattutto) costrette a salire dal Sud al Nord Italia per acquisire i punteggi necessari ad entrare nelle graduatorie che consentiranno loro di ottenere (quando?) un posto nella scuola.

Quale emancipazione? Scelta libera o profondamente condizionata? Quale esperienza e quale senso di affermazione del proprio valore esprimono queste donne tolte alla propria casa, spesso alla propria famiglia e ai figli? Talora in una situazione in cui lo stesso lavoro di insegnamento, spezzettato fra molte classi, non dà spazio alla Creatività progettuale e le riduce a macchine per il trasferimento di competenze?

Il tema diventa allora “quale modello di scuola o di trasferimento dei saperi deve essere messo in campo per risolvere la questione della mancanza di lavoro che investe il mondo della scuola, in Italia tradizionale contenitore di “formati” alla professione di insegnante”.

Sicurezza, consapevolezza, precarietà, invisibilità
Fiorenza Misale dal canto suo raccontato le esperienze di fabbrica dove una precisa consapevolezza di sé, per promuovere la sicurezza sul lavoro, viene coltivata attraverso il teatro, il cinema o altre azioni in cui l’aspetto esperienziale ed emozionale è molto importante. Ma anche nel suo racconto è emerso come la condizione precaria di molti lavoratori li costringa a rendersi “invisibili” quando qualcosa succede, non evidenziando le situazioni di pericolo.

Questo della visibilità/invisibilità (che è tema propriamente giuridico e forma assoluta del “riconoscimento”: di diritto, di valore, di dignità) era stato anche uno dei luoghi visitati da Marcella Filippa, nel cui racconto il Novecento come secolo delle donne ( ) era stato il secolo del loro diventare “visibili”.

Innovazione e lavoro: vecchi modelli quantitativi vs nuovi modelli qualitativi?
Il tormentato scenario su cui si muove “l’Italia al lavoro” ha mostrato quindi tutta la sua “precarietà” (è il caso di dire) di fronte alle esigenze della innovazione.

Una “provocazione” consapevolmente forte di Marcella Filippa lo ha illuminato di luce sinistra. E’ assolutamente sbagliato, ella ha sottolineato, parlare delle “migrazioni interne” delle insegnanti dal sud verso il nord d’Italia come di una “deportazione forzata”: sarebbe cavalcare ideologicamente le difficoltà e le sofferenze. Bisogna riconoscere che siamo nell’epoca del viaggio del movimento e occorre rispondere a determinate esigenze.

D’accordo sulla messa al bando di un vocabolario storiograficamente sbagliato e sulla sua caratura (caricatura) ideologica. Ma l’analisi di Valentina Ruscica non ci diceva qualcosa di più che la necessità di rispondere a una situazione di fatto? Non ci diceva forse che al problema del lavoro e quindi del lavoro “insegnante”, della sua organizzazione e fruizione, del suo rapporto con un mondo di relazioni e di valori che cambiano, occorre guardare in termini qualitativi e non quantitativi?

L’incontro fra le relatrici è stato sostenuto appassionatamente da questa domanda che, posta sin dall’inizio, si è dimostrata centrale:  come quella che viene da una necessità a cui rispondere.

Sintesi dell’intervento di Fiorenza Misale

Biografie dei relatori:

Gabriella Valera

Storica, Socio fondatore della International Society for Cultural History, fondatrice e Direttore scientifico del Centro Internazionale di Studi e Documentazione per la Cultura Giovanile; promotrice di progetti internazionali sia di carattere artistico letterario, sia di carattere scientifico culturale (rispettivamente il Concorso Internazionale di Poesia e Teatro Castello di Duino e il Forum Mondiale dei Giovani Diritto di Dialogo, entrambi accomunati dal target giovanile a cui sono rivolti e dal profilo interculturale e dialogico); scrittrice e vincitrice di premi letterari. Studiosa delle tradizioni disciplinari (diritto, politica, storiografia, etica) che hanno strutturato i paradigmi della Modernità.

Marcella Filippa

Storica, direttrice della Fondazione Vera Nocentini, giornalista pubblicista, vincitrice di premi letterari, ha realizzato documentari e mostre, responsabile di collane sul pensiero femminile europeo. Numerosi volumi e saggi in Italia e all’estero, su identità, storia della fotografia, razzismo, lavoro e donne. L’ultimo libro, Donne a Torino nel Novecento. Un secolo di storie.

Fiorenza Misale

PhD in Ricerca Educativa e sociale presso l’Università Roma Tre. Si occupa del tema della sicurezza nei luoghi di lavoro con pubblicazioni nazionali e internazionali. Cultrice di storia del lavoro presso l’Università Roma Tre, è coorganizzatrice del Laboratorio di storia e cinema.

Valentina Ruscica

dottoranda in Scienze Umanistiche (Università di Modena e Reggio Emilia); Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche; Triennale in Scienze dell’Educazione; Triennale in Scienze dei Beni Culturali. Interesse di ricerca: Intercultura in prospettiva pedagogica, migrazioni interne ed esterne